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Cè rimedio a tutto. Se un tale è ignorante, lo si può istruire. A chi è disordinato si può imporre di mettere un po di ordine fra le sue cose (le madri dicono che con le figlie è impossibile). Al prodigo si può insegnare, con le minacce, qualche barlume di morigeratezza. All' alcolizzato si possono togliere le bevande. Forse si può addirittura indurre un ritardatario cronico ad arrivare puntuale agli appuntamenti, sebbene l'impresa sia quasi disperata. Cè rimedio a tutto: meno che alla volgarità.
La volgarità è senza speranza. Se una persona è volgare, nessuna forza al mondo potrà farla diventare fine e gentile. Volgari si nasce, non si diventa. Non è questione di classe sociale. Può essere volgare il figlio di un re, può essere fine e gentile il figlio di un contadino. Non è questione di denaro, anche se la ricchezza è spesso un incentivo a comportamenti poco lodevoli. Non è, infine, una faccenda di istruzione.
Tante sono le occasioni in cui la volgarità viene a galla. Quelle ovvie ( le parolacce, le battute cosí dette da bar, le prepotenze e il cattivo gusto, e la mancanza di rispetto) sono esperienze di tutti i giorni. Basta ascoltare la radio, guardare la televisione. Ma vi sono anche sprazzi di volgarità nell'eloquio, e nel comportamento, di persone intellettualmente evolute. Senza speranza, ho detto. Forse è meglio evitare del tutto il tema. Se un male è senza rimedio, conviene pensare ad altro.
Testo di: A.N. Franco