Monday, 29 June 2009

Architettura viennese - Otto Wagner e la chiusa di Nußdorf









Otto Wagner progettó anche la diga fluviale di Nußdorf (Vienna-Döbling) eretta dal 1894 al 1898 per rendere navigabile il canale del Danubio.
La chiusa fu costruita in concomitanza con le nuove linee del treno in modo da creare sul canale del Danubio un porto commerciale fluviale che divenne molto importante per i commerci e lo é tutt'oggi.
Le decorazioni in bronzo dei pilastri della "saracinesca" rappresentano due leoni e sono state realizzate da Rudolf Weyres e su uno dei pilastri é inciso in lettere d'oro il motto dell'imperatore Francesco Giuseppe: "Viribus Uniti".
Il sistema idraulico della diga é stato completamente smontato e sostituito negli anni 60 e 70 ma gli edifici non sono stati modificati.

Difficile descrivervi la sensazione che si prova vedendo da una parte questi maestosi leoni in bronzo che chiudono la distesa d'acqua, mi reco spesso in questo luogo che mi ricorda un po' la Francia.

Nella foto la diga di Nußdorf

Wednesday, 24 June 2009

I vecchi pennelli da barba e i pittori


I buoni pennelli da barba, si sa, sono in setole di tasso e durano negli anni. Talvolta, quelli fortunati, possono accompagnare un uomo per molto tempo facendo con lui una buona parte del cammino della sua vita ed esserci sempre, grazie al gesto quotidiano e molto intimo, d'amore verso sè stessi, che è quello di farsi la barba.
I pennelli da barba grazie a questo stretto contatto con il propietario, che si svolge in quell'intimità segreta della stanza da bagno, dove nessuno per rispetto entrerà, o se succedrà che qualcuno entri, sarà per forze maggiori; questo qualcuno busserà, in punta di piedi entrerà - sapendo che sta violando una privacy - come d'incanto padrone e pennello fermeranno o rallenteranno l'operazione barba in quei pochi minuti nei quali la loro intimità verrà meno per riprendere appena la persona sarà uscita scusandosi dell'intromissione avvenuta e così ricomincerà il rito-barba a tu per tu con sà stessi: chi canticchia, chi fa le faccie, chi le smorfie, chi parla allo specchio, chi sorride pensando alla giornata e agli appuntamenti che deve affrontare.
Una persona attenta si affezionerà a questo oggetto, e quando lo dovrà per forza sostituire a volte anche dopo 20 anni, gli dispiacerà moltissimo e non lo getterà, ma lo riporrà in un cassetto - e che diamine! - il pennello era li anche la mattina del matrimonio! Come in tante altre mattine e la mattina si sa è l'inizio di un nuovo giorno quindi sempre qualcosa di nuovo e di conseguenza importante.

Moltissimi pittori usano pennelli da barba vecchi per dipingere, in quanto sono appunto in setole di tasso di ottima qualità e poi un pittore mai butterebbe via un pennello!

Il più abile falsario dei maestri olandesi del seicento, Han Van Meegeren, figura emblematica e misteriosa del mercato dell'arte, scoperta solo dopo la sua confessione, usava per dipingere solo vecchi pennelli da barba, poichè i pennelli con peli di tasso dei vecchi maestri erano introvabili e se fosse stata individuata sul dipinto una sola traccia di pennello del XX secolo sarebbe stato immediatamente smascherato.

Il pennello da barba che si trova nel mio studio è particolarmente fortunato, perchè dopo aver accompagnato un uomo speciale e sensibile per 20 anni, ora accompagnerà me nel mio cammino d' artista. L'ho ricevuto in dono da un mio carissimo amico romano che al momento di sostituirlo non lo ha riposto nel famoso cassetto dei suoi ricordi ma l'ha voluto regalare a me in un gesto molto amorevole e di portafortuna.

Grazie Pino!

La perfezione in una lepre - Albrecht Dürer



La Lepre di Albrecht Dürer è uno dei capolavori dell'artista di Norimberga custodita nel museo Albertina di Vienna e si può dire che ne è diventata con grande orgoglio il simbolo.

Personalmente odio i gadget creati sulle opere dei grandi maestri, trovo rivoltante fare colazione sulle tovagliette raffiguranti i Girasoli di Van Gogh, o dormire tra i Papaveri di Monet.

Invece il gadget creato per il museo Albertina sull'opera di Albrecht Dürer, lo trovo davvero carino perchè non è una rirpoduzione pari-pari, ma una rivisitazione, di plastica piena, in chiave moderna che piace molto, sopratutto ai giovani, e sta bene nello studio di un pittore.

Lo si trova nello Shop del museo e costa sui 120,00 €

Per la cronaca: in questi giorni
c'é stato un grosso allarme per l'Albertina, infatti la pioggia copiosa che si riversa su Vienna ha rischiato di rovinare il grade capolavoto di Dürer "Der Haase" come altri capolavori di Klimt e Schiele, infatti ci sono stati dei problemi di infiltrazioni d'acqua nel deposito del museo, fortunatamente i sensori hanno subito segnalato l'infiltrazione e si é provveduto in modo repentino, quindi nessun danno subito,
ora i vigili del fuoco stanno indagando sul perchè sia potuto succedere nonostante il mal tempo, vista la sicurezza del deposito.

Nelle foto:
l'opera del maestro "Dürer" e i gadget dell'Albertina

Friday, 19 June 2009

Refrigerio nella calda estate viennese - Il Danubio a Nußdorf





A Vienna-Nußdorf, con alle spalle le colline di vigneti del 19. quartiere, ed il Wienerwald, le rive del Danubio danno una parvenza di mare...

"Il Danubio presso Nußdorf"
Dipinto di Laura Tedeschi
Olio su tela
40x60

Foto di Laura Tedeschi:
Le rive del Danubio presso Nußdorf
Vista del Danubio e di Nußsdorf dal Kahlenberg

Wednesday, 17 June 2009

L'atmosfera tipica dei caffé viennesi





I caffè viennesi sono famosi per la loro atmosfera particolare, avvolta da una specie di lusso ereditato dalla monarchia asburgica e una specie di lentezza e decadenza, difficile da spiegare se non si abita qui e che fa parte della cittá.
L'usanza di bere il caffè è molto diffusa a Vienna anche se in modo diverso da come lo beviamo noi in Italia.
Non è il solito espresso al volo, a Vienna vi serviranno anche il più umile dei caffè in un piccolo vassoio, con bicchiere d'acqua al seguito e cioccolatino o pasticcino e vedrete i viennesi consumarlo lentamente, comodamente seduti e leggendo il giornale.
Questa usanza è antichissima ed inizia nel lontano 1683 quando i Turchi, sconfitti alle porte di Vienna, nella ritirata abbandonano numerosi sacchi contenenti chicchi scuri di cui i viennesi ignoravano l'uso. Fu un signore di origine polacca, Kolschitzky, che conoscendo le usanze dei turchi spiegò l'uso di questi chicchi. Lo stesso Kolschitzky aprì nel 1685 la prima Kaffeehaus di vienna, in un locale che la città, riconoscente, gli regalò proprio dietro a Santo Stefano.
Nacquero così numerosi caffè, per tutte le classi sociali, dove la gente non solo beveva il caffè ma leggeva i giornali e conversava sui fatti del giorno e di politica.
Fu così che si inventò "l'arte di perder tempo" che è entrata a far parte del costume della città.
Ancora oggi i frequentatori dei caffè viennesi (da non confondersi con le moderne catene di caffetterie italiane: eleganti e dinamiche, molto apprezzate) si rifanno al vecchio motto viennese: "Dio ci diede il tempo ma della fretta non ha parlato".

Quando entrate in un caffé viennese vi colpiranno alcune cose inconfondibili:
1)i camerieri, i famosi e tipici "Herrn-Ober"
2) l'angolo con tutti i giornali, che in molti caffé sono internazionali vista la quantitá di stranieri e diplomatici di questa cittá
3) la vetrina dei dolci e la carta dei caffè infatti qui ci sono moltissimi tipi di caffé: nero, marrone, lungo, corto, allungato, con latte, con schiuma, con panna, ecc.

Nelle foto:
- Il polacco che fece conoscere l'uso dei chicchi di caffé a Vienna, il sig.
Kolschitzky
- Alcuni momenti al Caffé Centrale con in particolare i giornali e un caffé come lo servono qui

Sunday, 14 June 2009

La societá aperta ed i suoi nemici - Il pensiero di Karl Popper


"La questione che tutti si pongono è stata sempre: "chi deve governare?" Questa domanda ha provocato risposte definite sterili, tipo: i migliori, i filosofi, un sovrano illuminato, il popolo, la razza superiore. Si tratta anche di una risposta falsa perché presuppone governanti buoni ed onesti. Per Popper occorre liberarsi di questa domanda, superandola con un'altra: «Come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo da impedire che i governanti cattivi ed incompetenti facciano troppo danno?»
Serve un controllo istituzionale dei governanti. Solo attuandolo risolveremo il paradosso delle democrazie, ovvero il paradosso di un popolo che sceglie la tirannide.

La manifestazione più evidente del totalitarismo è la società chiusa, di stampo tribale e collettivista, dominata dai tabu, dove la vita degli individui è regolata da norme rigide imposte d'autorità. «Una società chiusa assomiglia ad un gregge o a una tribù per il fatto che è un'unità semi-organica i cui membri sono tenuti insieme da vincoli.» Al contrario, la società aperta è quella nella quale gli uomini sono liberi di assumere il timone della loro vita, liberi di manifestare un atteggiamento critico, liberi di basare le loro decisioni sull'autorità della propria intelligenza.

Popper tracciò una linea di demarcazione tra totalitarismo e libertà che si espresse in una netta distinzione tra dittatura e democrazia.
In una democrazia i poteri dei governanti devono essere limitati ed il criterio della democrazia è questo: in una democrazia i governanti - cioè il governo - possono essere licenziati senza spargimenti di sangue. Quindi se gli uomini al potere non salvaguardano quelle istituzioni che assicurano alla minoranza la possibilità di lavorare per un cambiamento pacifico, il loro governo è una tirannia".

Dalla recensione al libro di Karl Popper
"La societá aperta ed i suoi nemici" Armando Editore
edit delete

Nella foto: Karl Popper

Saturday, 13 June 2009

Lo scrittore sta lavorando - La magia dei sogni


"Cè un luogo dove accadono le cose più strane, dove il tempo e lo spazio sono oggetto di una beffa continua, dove convivono il tragico, il grottesco, l'assurdo. Questo luogo è il sogno. Il sogno è il luogo di tutte le ambiguità, l'anagrafe di tutti i fantasmi che popolano la mente, lo spazio dove si incontrano persone e cose della vita ma che più spesso esistono solo lì e non hanno alcun riscontro nella realtà. Talora non lasciano tracce sensibili e svaniscono nel nulla, in altri casi si imprimono profondamente nella memoria e ci perseguitano per giorni o per anni. Il sogno rimane per me una zona affascinante ma oscura della mia mente, un fenomeno che sfugge anche ai controlli della coscienza, ma carico di responsabilità perché su di esso si concentrano le nostre proiezioni personali.
Credo che molti come me abbiano incominciato a trascrivere i propri sogni e che si siano fermati a un certo punto per stanchezza, per noia o depressione. Invece non bisogna arrendersi nemmeno quando i sogni ci sembrano scadenti e quando insorgono difficoltà di memoria. La trascrizione è per il sognatore , lunico mezzo di conservare qualche memoria dei propri sogni: di una parte di sé.
Instaurare un rapporto di buon vicinato con i propri sogni comporta qualche vantaggio. I sogni possono essere un serbatoio di idee e di immagini, ma anche un modo di viaggiare in luoghi imprevisti e sconosciuti, di incontrare persone nuove o rivedere vecchi amici, di arricchire insomma la nostra esperienza. Sono comunque un diversivo alla vita che conduciamo in un società generalmente inerte e rumorosa. Il poeta Saint-Pol-Roux, prima di addormentarsi appendeva alla porta della sua camera da letto un cartello: Lo scrittore sta lavorando.
Per quanto possa essere frammentario, labile e altrettanto volatile il sogno assume l'apparenza della realtà al punto che il sognatore solo in casi eccezionali ha la coscienza di stare sognando e quindi partecipa alle vicende sognate come se fossero del tutto reali.
Un processo di identificazione così intenso non si verifica con nessuna delle arti note. Ma il sogno non appartiene secondo me a questa categoria: il sogno è un' arte ignota ancora in attesa di essere decifrata. Per quanto il sogno si presenti spesso come un prolungamento della realtà, le sue immagini sono senza fondamento e non si dispongono secondo un ordine, ma lo creano a posteriori, lo inventano.
Da dove provengono questi materiali dei sogni? Dietro ogni gesto, ogni evento della vita reale, dietro ogni oggetto, si nasconde una infinità di gesti, eventi e oggetti non realizzati, oscuri e assenti, ma possibili. Presumo che il campo di queste possibilità si realizzi nel sogno. Variazioni e aggiunte, dilatazioni e correzioni derivanti da una incertezza o insoddisfazione, deformazioni e ossessioni, prendono forma da una svalutazione della nostra esperienza ordinaria e riportano in primo piano il concetto di irrealtà. Il sogno dunque si inserisce di prepotenza nel discorso, lo prolunga e lo dilata nell'area dell'immaginario. Il sogno è dunque il luogo delle fascinazioni, ma anche delle contraddizioni e delle ambiguità.
Mi è successo anche di sognare racconti già modulati a sufficienza e mi è bastato farne una trascrizione letteraria per poterli pubblicare. Probabilmente quindi i sogni sono in qualche misura condizionati dal sognatore, dalla sua personalità, dalla sua attività, dal contesto sociale nel quale vive e quando è assente questo condizionamento, essi vengono sottoposti a un adattamento che li rende omogenei al sognatore.
Mi succede spesso di sognare persone defunte come se fossero vive oggi. Tutto avviene in un tempo presente nel quale i defunti non si comportano da fantasmi ma da persone attive e in salute. Solo al risveglio, raramente durante il sogno, mi accorgo dell'anomalia e magari mi dispiace di non averli interrogati sui misteri dell'aldilà, anche se so che nessuna rivelazione interessante potrei ottenere dalle loro risposte.
Credo ci sia una sorta di galateo e di discrezione onirica che ci sconsiglia di rivelare a costoro il loro stato di defunti. Dal sogno e dai suoi tempi arbitrari ci viene anche una conferma in più che il tempo è un invenzione degli uomini per dare una successione e un ordine alle cose che succedono intorno a noi. Un espediente per evitare il caos".

A. N. Franco

Dipinto: "Il sogno di L." Laura Tedeschi - Olio su tela - 90x70

Friday, 12 June 2009

Ritratto del maestro Vincenzo Cangiano


Dipinto di Laura Tedeschi
"Ritratto del maestro Vincenzo Cangiano"
Olio su tela - 30x40
Collezione privata - Roma

Vincenzo Cangiano
Pittore, poeta, scultore
vive nel quartiere storico di San Lorenzo a Roma.
Numerose le mostre personali e collettive.
È stato curatore artistico presso Fabbri Editore,
nonché scrittore di fiabe e critico d'arte.
Vincenzo Cangiano ha esposto con i piú importanti artisti contemporanei come:
Guttuso e Schifano.

Thursday, 11 June 2009

Ultimi tormentoni


La new entry, ormai da qualche tempo, è: ASSOLUTAMENTE SI. Il suo uso sta dilagando e si sta consolidando. Nell'ordinaria lingua quotidiana Assolutamente è sempre stato usato a rinforzo di una negazione spesso implicita. MAMMA, POSSO USARE LA MACCHINA? ASSOLUTAMENTE (No). Assolutamente sì suona chic ed efficiente, professionale, cittadino, teatrale.
Una cosa da riunione di lavoro, ma con una nota di charme: Partiamo con quel progetto?. Assolutamente Sì. Assolutamente no è assolutamente in disuso.

Altro tormentone é: PIUTTOSTO CHE (sono cresciuta nella convinzione che: PIUTTOSTO CHE significasse: INVECE DI "Preferisco il mare piuttosto che la montagna", credo sia invece un uso del centro Italia usarlo in questo senso: "preferisco alla carne il melone PIUTTOSTO CHE albicocche, pesche" viene usato per indicare ANCHE (che é un po' il contrario di: INVECE DI é molto interessante questa cosa linguistica),
ció non toglie che il: PIUTTOSTO CHE inteso come: ANCHE ci perseguita.

Nella foto: "Malizia" Laura Tedeschi - Pastello - 30x40

Wednesday, 10 June 2009

Considerazioni sul lusso



Un oggetto di lusso non é legato al prezzo, ma all'amore e alla cura con cui é stato creato e al valore che raggiunge con il tempo attraverso la vita di chi lo possiede.

Saranno le comunicazioni di massa, sarà la produzione di serie, sarà l'attuale globalizzazione estetica. Fatto sta che la raffinatezza, l'anticonformismo, l'originalità, difficilmente si alleano al lusso, che sempre di più si allontana dalla vera arte per decadere a equivalente di ricchezza sfacciata, "nouveaurichisme", sguaiatezza di magnati analfabeti.
Una sensazione prossima alla nausea accompagna questo genere di eccessi: barboncini tosati e imparrucati come una dama del Settecento, con collari di platino e diamanti. Divani tappezzati in zebra e leopardo. Abiti in tessuto maculato, ..
Quello che un tempo era stato un lusso è diventato spesso una banale esperienza quotidiana. Forse per una democratizzazione accellerata? Un miglioramento "materiale" a cui non corrisponde un equivalente miglioramento culturale.
Evidentemente la massificazione, la globalizzazione non possono che uccidere il lusso. Sarà troppo lusso? Diceva mia nonna quando le portavo un mazzo di fiori per la sua festa.
Non è certo un vero lusso il viaggio alle Seychelles, vestire Armani o la griffe di Gucci.
Il conformismo di queste pratiche costituisce l'antilusso, anche se molti degli adepti non se ne sono ancora resi conto.
Ebbene, proprio qui sta l'equivoco: non è il lusso che cercano questi adepti alle microtorture, ma l'adesione alletica del clan, che in fondo, è l'opposto del lusso. Perché il vero lusso dovrebbe esprimersi nella opposizione alla serialità, al conformismo, a tutto ciò che è massificato e ripetuto. Ma questa sacrosanta opposizione, purtroppo, risulta quasi inesistente e forse non può più appartenere alla nostra società democratica.





Tuesday, 9 June 2009

L'altra metá del cucchiaio - I nostri oggetti parlano della nostra storia


Dietro ogni cosa si individua un etá della vita, infanzia, giovinezza, maturitá.
L'amore dell'artigiano, o del desiner industriale, nel produrre merci é riconosciuto dalla gente, che a sua volta le consuma con affetto.
Un famoso e saggio grafico di cui non ricordo il nome diceva:
"Sapete dov'é finita la metá mancante del cucchiaio di legno? Ce la siamo mangiata, piano piano, ogni giorno, con la zuppa.
Gli oggetti cari, liberati, dalla valutazione del mercato, diventano noi, li scegliamo e ci definiscono.

In questa occasione posto la spatola con la quale amo di piú lavorare,
ha piú di 65 anni ed é stata una delle prime spatole di mio papá.
L'ho ricevuta da lui, con grande emozione, in dono alcuni anni fa.
Provo sempre una grande gioia e intimitá riporla dopo aver dipinto l'ultimo quadro, pulirla...
e rimetterla al posto per la prossima tela.
L'altra metá della spatola é rimasta sui quadri dipinti in tutti questi anni da mio papá, e che ora sono in giro per il mondo...

Sunday, 7 June 2009

La vita davanti


Dipinto di Laura Tedeschi:
"La vita davanti"
Olio su tela 50x40
Collezione privata - Berlino

Friday, 5 June 2009

Atmosfera viennese


Vienna, il Graben, 22. Maggio 2009 ore 22.00

Foto di Laura Tedeschi

Thursday, 4 June 2009

Helmut Berger in Ludwig, grande interpretazione


La vita di Ludwig di Wittelsbach (già portato sullo schermo da Dieterle, Käutner e Syberberg), re di Baviera dal 1864 al 1886 quando fu deposto dal Consiglio di Stato siccome infermo di mente, che aiutò munificamente Wagner, costruì castelli di favola e morì in circostanze misteriose, Visconti ha cercato di fare un personaggio di tragedia attraverso le stazioni di un mistico, contraddittorio, sonnambolico calvario. Il film più scaligero e operistico di un grande illustratore dell'Ottocento, ammirevole nella pietas per i personaggi e nella dolorosa sincerità dell'autobiografismo indiretto che trasfigurano il monumentalismo decorativo (fotografia di A. Nannuzzi), il trionfalismo scenografico, l'orgiastica cura delle suppellettili. Distribuito in un'edizione di 3 ore, 7 anni dopo fu reintegrato nel montaggio originale di quasi 4 ore. Musiche di R. Schumann, R. Wagner, J. Offenbach, dirette da Franco Mannino.

Recensione di Laura, Luisa e Morando Morandini

Wednesday, 3 June 2009

RESTA DI STUCCO É UN BARBA TRUCCO - I mitici anni 70


Ve li ricordate? erano gli anni 75-80
Barbapapà è il nome dei personaggi di una serie a fumetto e del relativo cartone animato giapponese realizzato alla fine degli anni settanta.
Tali personaggi della fantasia sono stati creati da Talus Taylor e Annette Tison e sono stati pubblicati in Francia a partire dal 1971 anche se la loro creazione - avvenuta piuttosto casualmente in un bistrò parigino - viene fatta risalire al 1969, ovvero sull'onda del maggio francese che scosse le coscienze giovanili di una intera generazione.

Nella foto il mio Barba-Barba in posa sulla tavolozza per l'occasione

Tuesday, 2 June 2009

Il giovane Gianni Tedeschi


"Ritratto del maestro Gianni Tedeschi"
di Laura Tedeschi
Olio su tela 40x50