Wednesday, 22 April 2009

Paul Gauguin e Vincent Van Gogh, uguale diversitá



Il 23 ottobre del 1888, il giorno in cui fisicamente Paul entrò nella casa Gialla,
trovò alle pareti e non solo le tele dipinte dall'amico.
Pochissimi erano in grado, quanto Gauguin, di comprendere che cosa l’altro avesse realizzato, e nessun altro aveva migliori motivi per ammirarlo, assimilarlo, magari contrastarlo.
Eppure per Vincent, il maestro era l’altro, più maturo, più sicuro.
Era Vincent che si era battuto perché dalla Bretagna il collega si trasferisse in Provenza, che aveva messo di mezzo il fratello Theo perché in qualche modo garantisse economicamente il successo del cambiamento geografico.
Ciò che Van Gogh voleva era lavorare fianco a fianco, a pochi metri di distanza,
vicino a un Paul, su soggetti paralleli.
Questo sarebbe dovuto essere la Casa Gialla: lo Studio del Sud, il punto di partenza di una nuova idea della forma e del colore.
Caratterialmente, i due avevano diversi punti in comune, eppure c’era in questa eguaglianza una totale diversità.
Nello spazio ristretto di uno studio di cinque metri, il contrasto era ancor più stridente:
Van Gogh dipingeva velocemente e con furia, Gauguin era più pacato e contemplativo, l’olandese, lasciava aperti i tubetti dei colori, in disordine pennelli e tavolozze, il francese aveva imparato andando per mare l’importanza dell’ordine.
Dirà Theo Van Gogh, che esisteva “un Vincent amabile e un Vincent insopportabile”.

Foto: Paul Gauguin al piano e la foto del giovane Vincet Van Gogh

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