Tuesday 21 April 2009

L'arte richiede un vuoto


È come se l'avessi vista, questa scena.
E invece l'ho letta qualche anno fa.
In una strada di Parigi un ormai maturo Francois Truffaut segue a qualche passo di distanza un anziano signore ebreo. Il vecchio si ferma, lui si ferma. Poi riprende a camminare e cosí Truffaut.
Il vecchio é suo padre, il padre naturale.
Francois non l'ha mai conosciuto, non lo conoscerá.
Forse non gli interessa altro che guardarlo, vederlo da lontano.
È la loro prima e ultima volta.
Ricordo di aver subito pensato che se nella vita di Truffaut non ci fosse stata questa ferita, Jules et Jim e la signora della porta accanto probabilmete non li avremmo mai conosciuti. Forse l'idea che sia la sofferenza a fare l'artista é un po' troppo romantica.
Ma credo che se non ci fosse qualcosa da riparare, un dolore da risanare, dell'amore inappagato, l'uomo e la donna non cercherebbero come cercano, trovando in qualche caso tesori inestimabili.
Se non vi fosse una carenza, un vuoto che chiede di essere colmato, una specie di invidia radicale a muoverci, finiremo per accontentarci di poco.
Dovrebbe bastare sapere di dover morire, consapevolezza che é lo stigma della condinzione umana, a carburare le nostre esistenze, é il vuoto piú vuoto di tutte, e per quanto uno faccia, incolmabile.
Servono delle meditazioni, il dolore, che mette in moto il desiderio di vita, che ci fa provare a colmare l'arte é una meditazione possibile.
Conosco molti genitori che han paura che i proprio figli soffrano anche solo un po'.
La propensione a riempire tutti i loro vuoti, a prevenire ogni possibile mancanza, a intorpidirli in una innaturale sazietá.
È davvero questo che volgiamo per loro?
Una vita senza carenze, senza dolore senza lo struggimento del desiderio? Non é la vita piú povera che si possa immaginare?

Foto: Giacometti pour la vie
di Henri Cartier Bresson

4 comments:

luigi said...

'A ciascun giorno basti la sua pena' fa chiaramente intendere come sia impossibile non passare attraverso la sofferenza. Che essa possa-deva diventare una risorsa, io credo, è altrettanto vero. Diversamente, forte sarebbe il rischio di non comprendere il senso del vivere e di... lasciarsi andare.
L'idea del vuoto è ben presente nel percorso meditativo; l'atteggiamento di entrare nel silenzio, di svuotarsi per fare spazio ed essere in ascolto accogliente è fondamentale.

nouvelles couleurs - vienna atelier said...

Ciao Luigi,
concordo con il tuo pensiero...

Donnachenina blog said...

E' verissimo Laura, quello che tu dici...è troppo vero.
Grazie anche per aver offerto questa bella riflessione.
Un saluto simpatico
Franca

nouvelles couleurs - vienna atelier said...

Ciao Franca! Sei la benvenuta