Tuesday, 24 March 2009

L'autoritratto


L’autoritratto nasce nel XV secolo quando l’uomo prende coscienza del proprio ruolo nel mondo. I primi autoritratti sono un’orgogliosa affermazione della propria identità come uomini: “Al cruciale interrogativo ‘chi sono io?’ [i pittori del Quattrocento rispondono] con orgogliosa sicurezza ‘io sono un uomo’”.
Ma l’illusione dura poco. Il pittore guarda insistentemente se stesso riflesso nello specchio e scopre le proprie debolezze, la fragilità della condizione umana e quanto sia dolorosamente estraneo il mondo intorno a lui. Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, complice la nascita della psicanalisi, la crisi diventa dirompente. I pittori vivono una ‘situazione professionale’ nuova -nasce in questo periodo l’arte senza committente- e percepiscono con acuta sofferenza il loro distacco dal mondo. “Dall’affermazione superba ‘io sono questo’ siamo passati allo smarrimento, ‘non so più chi sono’ non nel significato strettamente biografico, ma in quello essenziale e assoluto”.
L’autoritratto si disfa e si sconvolge, non più rappresentazione della propria fisionomia; diventa l’immagine tragica della condizione esistenziale dell’uomo moderno. Non solo storia dell’arte quindi, ma anche racconto dell’evoluzione della condizione dell’artista e una coinvolgente storia del pensiero dell’uomo e del suo
(sempre più difficile) rapporto con la vita.
All’introduzione seguono capitoli che descrivono numerosi autoritratti da Goya a Warhol passando per Delacroix, Van Gogh, Picasso, Munch, tutti riprodotti nelle pagine del libro. Boatto privilegia gli aspetti di contenuto e significato delle opere più che questioni stilistiche e di forma.
L’autore sceglie di partire da Goya che si ritrae moribondo e agonizzante; è l’inizio di un cammino di progressiva perdita di ogni certezza. La fede in Dio, nella scienza o nel progresso non sono più in grado di fornire tutte le risposte, il perché della sofferenza, della morte e l’uomo si trova tragicamente solo di fronte a questi interrogativi.
Un percorso di crescente drammaticità -che culmina nell’espressionismo tedesco- nel quale i pittori si confrontano prima con il dolore fisico e la morte, poi con le più devastanti inquietudini interiori che portano al suicidio molti degli artisti citati, da Van Gogh a Kirchner. Al lettore sono concessi solo pochi momenti di serenità: gli autoritratti di David (contemporaneo di Goya, ma dotato di sensibilità e certezze assai diverse), Ingres, Turner, Mirò, Matisse.

Da: "Narciso infranto, I'autoritratto moderno da Goya a Warhol"

di Alberto Boatto e critico d’arte.

Dipinto: Laura Tedeschi "Paura"

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