Monday, 30 March 2009
Serpico y Laino, una storia italiana - La fine della seconda guerra mondiale, la morte di Leopoldo Serpico, Vicente Laino va avanti...
... un anno prima della fine della seconda guerra mondiale,
Vicente Laino subisce un altra grave perdita, di salute cagionevole, nel 1944 muore Leopoldo Serpico.
Il peso del negozio ora grava tutto sulle spalle di Vicente.
Dopo la guerra il collegamento con l'Europa si ristabilizza e Vicente intensifica per motivi commerciali i suoi viaggi, che duravano mesi. Viaggiava in Svizzera, Germania, Belgio, Olanda, Francia e da ogniuno di questi paesi mandava direttamente, la merce comprata, in Venezuela tramite nave facendo eccezione solo per le pietre preziose che
portava con se personalmente.
Dopo ogni viaggio, prima di ripartire per Caracas, Vicente andava sempre al suo paese natio Rivello dove si fermava circa una settimana, per riposarsi prima di ricominciare il lavoro alla gioielleria.
Tutto questo impegno portó molto successo e lavoro per la "Serpico y Laino"
successo dovuto anche al fatto che nella gioielleria si vendeva il fior fiore della manifattura europea, in tempi in cui la traversata oceanica durava molti giorni.
Durante i viaggi di Vicente in Europa dopo la morte di Leopoldo, i responsabili della gioielleria erano:
Fernando Ponce de Leòn, marito della figlia di Leopoldo Serpico, molte garanzie di orologi sono firmate da lui, che solitamente usava penne dall'inchiostro verde.
Agustín Laino figlio maggiore di Vicente.
Efraín Serpico figlio di Leopoldo.
Domingo Laino, fratello di Vicente. Domingo Laino peró non faceva parte della societá sebbene lavorasse al negozio come venditore.
Anche il nipote di Vicente, Andrés Gambardella Laino si occupava del negozio.
Nelle foto d'epoca: Agustín Laino, figlio di Vicente, di fronte alla vetrina della "SyL Succursal del este
Augustí Laino all'interno della gioielleria "SyL succursal del este"
Articolo pubblicato nella rivista "Auge de Mexico" in una edizione speciale dedicata al Venezuela.
- la storia della casa "Serpico y Laino" continua domani
Serpico y Laino, una storia italiana - La perdita precoce della moglie, la dedizione al negozio, la seconda guerra mondiale
... il destino purtroppo vuole che la moglie di Vicente si ammali e muoia precocemente, lasciando il marito e due figli adolescenti, i quali incitarono il padre,
a dedicarsi completamente al negozio,
cosa che Vicente fece riuscendo cosí a riempire il vuoto lasciato dall'amata e superare questa infelicitá.
L'esclusivitá della casa Rolex ebbe molto riscontro nei compratori e la gioielleria ottenne altre esclusivitá di orologi di marca e argenteria.
Ottenere altre esclusivitá e mantenere un buon mercato di vendite, comportava che Vicente fosse spesso in viaggio tra Venezuela ed Europa.
Durante la seconda guerra mondiale peró i viaggi in Europa si complicarono, e l'acquisto della merce Europea divenne difficile,
tanto che Leopoldo e Vicente decisero di cercare merce di qualitá nel loro continente, L'America Latina.
La loro scelta cadde sulla manifattura raffinata e di ottima qualitá del cuoio argentino, come portafogli, astucci, accessori per scrivere ecc.
Nelle foto originali d'epoca:
Vetrina e facciada della gioielleria "Serpico y Laino"
Parte finale di un articolo sulla SyL della rivista Auge
- La nostra storia italiana continua domani
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Serpico y Laino, una storia italiana - Il dopoguerra, la scelta sulla casa Rolex e l'amicizia con il Sig. Wilsdorf
... passarono alcuni anni prima che Vicente Laino possa tornare in Venezuela ed
integrarsi nuovamente nella gioielleria.
I primi anni dopo la guerra furono di duro lavoro, non si conosceva né sabato né domenica per riposarsi.
All'epoca la gioielleria vendeva, oltre ai gioielli, anche orologi di marca, una di queste era "Solvil"
Per incrementare gli affari, nei primi anni 30 Vicente Laino parla al suo socio e amico Leopoldo Serpico, proponendogli l'idea di andare in Europa a cercare una marca di orologi che ancora non si vendeva in Venezuela.
Prendono quindi la decisione che il signor Laino sarebbe tornato in Europa alla ricerca di una marca di orologi che rispecchiasse le loro aspettative.
Vicente riparte, questa volta con un altro spirito nel cuore, lo spirito dell'imprenditore.
Si dirige in Svizzera, a Ginevra e la sua scelta cade sulla casa Rolex.
La scelta di Vicente fu propizia infatti ebbero molto riscontro di vendita nei compratori Venezuelani e non solo, quindi decidono che il signor Laino sarebbe dovuto ritornare in Europa per negoziare con la casa Rolex l'esclusivitá della marca per la "Serpico y Laino".
Vicente é di nuovo in viaggio e si incontra a Ginevra con il signor Wilsdorf, il fondatore della casa Rolex, nasce cosí un sodalizio e anche una grande amiciza.
Nella foto: Hans Wilsdorf fondatore della casa Rolex
e il quadrante di un Rolex Oyster Perpetual firmato SyL, anni sessanta, da collezione
Domani la nostra storia italiana continua ...
Sunday, 29 March 2009
Serpico y Laino, una storia italiana - La prima guerra mondiale, il ritorno in Italia
Dopo la nascita della gioielleria "Serpico y Laino",
il destino vuole legare ancora di piú Vicente e Leopoldo.
Vicente conosce la sorella della moglie di Leopoldo e se ne innamora,
nasce cosí una storia d'amore d'altri tempi.
Infatti proprio nel mentre dei preparativi per il matrimonio Vicente riceve una lettera dal governo italiano che lo invita a presentarsi il piú presto possibile in Italia, per fare parte dell'esercito, quando inizia la prima guerra mondiale.
Vicente deve partire per l'Italia, deve partire per andare in guerra, nella drammaticitá del momento con il tormento nel suo cuore e nel cuore della futura sposa, Vicente lascia il Venezuela che gli aveva giá dato tanto, per fare ritorno in Italia. Prima di partire la sua premura é di lasciare a Leopoldo una delega per il matrimonio con la cognata.
Vicente parte cosí alla volta dell'Italia, lasciando la donna amata e il suo piú grande amico nonché socio.
Nella foto d'epoca: una venditrice all'interno della gioielleria "Serpico y Laino" succursal del este
- domani continua la storia italiana di Vicente Laino e Leopoldo Serpico
Friday, 27 March 2009
Serpico y Laino, una storia italiana - La nascita della firma "Serpico y Laino"
La grande passione di Leopoldo Serpico era la musica, infatti era musicista,
Vicente Laino invece era orafo, dopo il loro incontro il signor Leopoldo propone a Vicente di unire le loro forze e risorse e di entrare come socio nella sua gioielleria. Purtroppo Vicente non aveva mezzi, ma Leopoldo che da subito nota la grande capacitá intellettuale e imprenditrice di Vicente, gli propone di entrare nella gioielleria come "SOCIO INDUSTRIAL" Vicente acetta ponendo cosí nella societá come capitale non soldi ma la sua "industrialitá" ingegno, fantasia, e doti commerciali, insomma il suo capitale intellettuale.
È cosi che appare per la prima volta nella storia la firma "Serpico y Laino"
Nella foto d'epoca la vetrina della gioielleria "Serpico y Laino"
- continua domani, il racconto di questa bellissima storia italiana, e potrete anche vedere altre foto d'epoca della storica gioielleria "Serpico y Laino"
Serpico y Laino, una storia italiana - La partenza dall'Italia
Quando Vicente Laino arriva in Venezuela, come si suol dire
"con una mano davanti e una dietro" era senza nulla ma pieno di speranze per un futuro migliore.
Il giovane orafo Vicente partiva, lasciando i suoi ricordi e la sua famiglia a Rivello un paesino della Basilicata, ma nella lunga traversata oceanica i suoi occhi brillavano fieri e speranzosi immaginado la terra a lui ancora sconosciuta, la terra che sarebbe diventata la sua seconda Patria, dove sarebbero nati i suoi figli e i suoi nipoti.
Dopo il suo arrivo in Venezuela, il caso vuole che il giovane Vicente (che era destinato a una grande fortuna senza ancora saperlo) incontri sulla sua strada Leopoldo Serpico. Gli italiani a Caracas erano parecchi, tutti piú o meno con la stessa storia alle spalle e tutti con la buona volontá e la speranza nel cuore. Ci si aiutava uno con l'altro proprio per questo.
Il signor Serpico era riuscito ad aprire una piccola gioielleria dove vendeva e riparava gioielli.
Stiamo parlando del negozio dove tutta la storia incominció l'esercizio si chiamava:
"JOYERIA SERPICO"
L'incontro tra i due italiani segnó l'inizio di una grande casa orafa ed entró nella storia dell'orologeria mondiale.
- questa bellissima e affascinante storia italiana di altri tempi continua domani
Thursday, 26 March 2009
Serpico y Laino prestigiosa e storica gioielleria e concessionario Rolex di Caracas
Vi presento il ritratto che ho eseguito, su commissione, al sig. Vicente Laino,
fondatore con il sig. Leopoldo Serpico della prestigiosa e storica gioielleria di Caracas Serpico & Laino.
La gioielleria Serpico & Laino è entrata a far parte della storia della casa Rolex,
vendendo orologi che al giorno d'oggi sono ricercatissimi sul mercato dei collezionisti.
Il ritratto é realizzato ad olio su tela ed é proprietá privata del nipote del sig. Vicente Laino in Caracas.
(continua con altre foto storiche e un po di storia della Gioielleria per tutti gli appasionati di orologeria)
Wednesday, 25 March 2009
Tuesday, 24 March 2009
L'autoritratto
L’autoritratto nasce nel XV secolo quando l’uomo prende coscienza del proprio ruolo nel mondo. I primi autoritratti sono un’orgogliosa affermazione della propria identità come uomini: “Al cruciale interrogativo ‘chi sono io?’ [i pittori del Quattrocento rispondono] con orgogliosa sicurezza ‘io sono un uomo’”.
Ma l’illusione dura poco. Il pittore guarda insistentemente se stesso riflesso nello specchio e scopre le proprie debolezze, la fragilità della condizione umana e quanto sia dolorosamente estraneo il mondo intorno a lui. Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, complice la nascita della psicanalisi, la crisi diventa dirompente. I pittori vivono una ‘situazione professionale’ nuova -nasce in questo periodo l’arte senza committente- e percepiscono con acuta sofferenza il loro distacco dal mondo. “Dall’affermazione superba ‘io sono questo’ siamo passati allo smarrimento, ‘non so più chi sono’ non nel significato strettamente biografico, ma in quello essenziale e assoluto”.
L’autoritratto si disfa e si sconvolge, non più rappresentazione della propria fisionomia; diventa l’immagine tragica della condizione esistenziale dell’uomo moderno. Non solo storia dell’arte quindi, ma anche racconto dell’evoluzione della condizione dell’artista e una coinvolgente storia del pensiero dell’uomo e del suo
(sempre più difficile) rapporto con la vita.
All’introduzione seguono capitoli che descrivono numerosi autoritratti da Goya a Warhol passando per Delacroix, Van Gogh, Picasso, Munch, tutti riprodotti nelle pagine del libro. Boatto privilegia gli aspetti di contenuto e significato delle opere più che questioni stilistiche e di forma.
L’autore sceglie di partire da Goya che si ritrae moribondo e agonizzante; è l’inizio di un cammino di progressiva perdita di ogni certezza. La fede in Dio, nella scienza o nel progresso non sono più in grado di fornire tutte le risposte, il perché della sofferenza, della morte e l’uomo si trova tragicamente solo di fronte a questi interrogativi.
Un percorso di crescente drammaticità -che culmina nell’espressionismo tedesco- nel quale i pittori si confrontano prima con il dolore fisico e la morte, poi con le più devastanti inquietudini interiori che portano al suicidio molti degli artisti citati, da Van Gogh a Kirchner. Al lettore sono concessi solo pochi momenti di serenità: gli autoritratti di David (contemporaneo di Goya, ma dotato di sensibilità e certezze assai diverse), Ingres, Turner, Mirò, Matisse.
Da: "Narciso infranto, I'autoritratto moderno da Goya a Warhol"
di Alberto Boatto e critico d’arte.
Dipinto: Laura Tedeschi "Paura"
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Monday, 23 March 2009
Sunday, 22 March 2009
Saturday, 21 March 2009
Ernst Ludwig Kirchner
Ernst Ludwig Kirchner
Se ci fosse una strada, per partire o arrivare. Se “partire” fosse solo “morire”. Se nel bel mezzo del cammino ci si ritrovasse in una selva oscura. Se si soffocasse, potendo, senza respirare. Se il respiro stesso non fosse un “su” e “giù” del petto, ma solo un trattenersi, un rigonfiare, un cedere le armi. Se l'inconscio esistesse di giorno e la notte fosse per la tranquillità degli occhi che non vedono di notte. Se ci si mangiasse lo stomaco per salire troppo in alto e salendo la nausea fosse a dismisura asfissiata in gola. Se ci fosse qualcuno. Qualcuno. Almeno uno. Almeno. Per camminare insieme, per parlare insieme, per giocare insieme. Se non si fosse soli, così soli. Se non si fosse i soli a morire in questa città. Se ci fosse qualcuno, uno almeno, almeno un altro. Per avere meno paura. Per avere paura insieme.
( E. L. Kirchner )
Foto: Dipinti di Ernst Ludwig Kirchner:
Foto dell'artista
Fränzi seduta
Autoritratto nell'atelier con Dodo
Alpküche
Autoritratto da bevitore/Selbstporträt als Trinker
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Thursday, 19 March 2009
Processo al mostro di Amstetten
GIUSTO O SBAGLIATO? SENSIBILIZZAZIONE O MANCANZA DI RISPETTO?
Cosa ne pensate dell'"arte" come forma di protesta che si é vista durante questo processo?
Oggi si conclude il processo al mostro di Amstetten,
dopo la sua confessione, inaspettata, si spera
prenderá l'ergastolo.
Da lunedí 16. Marzo, giorno in cui é iniziato il processo,
a St. Pölten davanti al tribunale,
sono apparsi alcuni artisti austriaci, tra cui Patrick Huber e Herbert Szlezak, per protestare contro le regole del governo e la pedofilia.
Un ennesimo espempio di come l'arte puó creare un ulteriore schock nella gente,
andando direttamente a toccare il sentimento e di conseguenza arrivando
in maniera diretta al cervello, le scene sono sicuramente d'impatto e
dietro al vuluto cattivo gusto si vuole provocare la gente sul problema
della pedofilia e incesto.
Qui sorge peró una domanda:
É GIUSTO IN QUESTO CASO?
Nelle foto alcuni momenti di lunedí 16. Marzo davanti al Landesgericht St. Pölten,
gli artisti Patrik Huber e Herbert Szlezak nella loro
"Opferoffensive"
Cosa ne pensate dell'"arte" come forma di protesta che si é vista durante questo processo?
Oggi si conclude il processo al mostro di Amstetten,
dopo la sua confessione, inaspettata, si spera
prenderá l'ergastolo.
Da lunedí 16. Marzo, giorno in cui é iniziato il processo,
a St. Pölten davanti al tribunale,
sono apparsi alcuni artisti austriaci, tra cui Patrick Huber e Herbert Szlezak, per protestare contro le regole del governo e la pedofilia.
Un ennesimo espempio di come l'arte puó creare un ulteriore schock nella gente,
andando direttamente a toccare il sentimento e di conseguenza arrivando
in maniera diretta al cervello, le scene sono sicuramente d'impatto e
dietro al vuluto cattivo gusto si vuole provocare la gente sul problema
della pedofilia e incesto.
Qui sorge peró una domanda:
É GIUSTO IN QUESTO CASO?
Nelle foto alcuni momenti di lunedí 16. Marzo davanti al Landesgericht St. Pölten,
gli artisti Patrik Huber e Herbert Szlezak nella loro
"Opferoffensive"
Wednesday, 18 March 2009
La sua Venezia, la Venezia di Gianni Tedeschi
... un giorno ebbe a dirmi:
"Hai mai provato ad accarezzare Venezia?,
credimi,
é la cosa piú stupenda che mi sia mai capitata!"
Ecco il perché di tante Venezie nella sua pittura
L. Bianciardi - Rapallo
Dipinti originali Olio su tavola di Gianni Tedeschi
"Hai mai provato ad accarezzare Venezia?,
credimi,
é la cosa piú stupenda che mi sia mai capitata!"
Ecco il perché di tante Venezie nella sua pittura
L. Bianciardi - Rapallo
Dipinti originali Olio su tavola di Gianni Tedeschi
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Monday, 16 March 2009
Hermann Nitsch che ne dite?
Hermann Nitsch, artista viennese (1938), fondatore e ideatore del gruppo "Arte in azione".
Dal 1957 concepisce, con un intimo legame alla tradizione cristiana, il teatro dell’orgia e del mistero, "Orgien Mysterien Theater", una forma originale di opera d’arte che usa il sangue come "colore".
L'uso del sangue oltre che coinvolgere l'occhio vuole coinveolgere anche gli altri sensi tra cui l'olfatto.
Inutile nascondere che l’impatto é decisamente forte e spesso provoca disgusto, ma non per questo bisogna bocciare l’arte di Nitsch senza almeno interrogarci sul reale significato che l’artista ha voluto trasmetterci con immagini così provocatorie.
I primordiali istinti umani, che l’artista ritiene repressi dalle norme e dalle imposizioni sociali, riemergono prepotentemente attraverso il sangue, in un monocromatismo rosso che assume,nel suo dominio, un ruolo fortemente arcaico.
Il sangue si fissa sull’opera d’arte scorrendo dal basso creando gli "Shuettbilder" o "dipinti versati"
PS: Tempo fa era stata allestita un esposizione (extra) di Nitsch al museo "Secession" di Vienna dove sono esposti i capolavori di Klimt e l'avevano chiamata:
"Nitsch und Klimt, Blutsbrüder"
ovvero:
"Nitsch e Klimt, fratelli di sangue"
Sunday, 15 March 2009
Arte: mercato truccato
"Quello dell'arte è un mercato truccato. Perché la formazione del prezzo dipende da regole così arbitrarie che se gli operatori economici di questo settore vendessero titoli azionari, invece di opere, sarebbero tutti in prigione per truffa o aggiottaggio"
Luca Arnaudo
Dipinto: Laura Tedeschi "Inverno"
Saturday, 14 March 2009
Sincerità come forma di eccesso
L'esser sincero implica, infatti, quella particolare forma di eccesso che spinge l'uomo verso la verità non come «desiderio di sapere», ma come «volontà di essere».
«Ti dirò tutta la verità, senza nasconderti nulla» è, spesso, nell'infinito gioco delle conversazioni umane, la frase che introduce i discorsi più crudeli. Ma anche l'esortazione incalzante a «dire la verità», che l'inquisitore ingiunge all'inquisito, sembra affondare, affilata come la lama di un bisturi, nel corpo dell'interrogato, per mettere a nudo tutto ciò che vi si nasconde. La sincerità, nella storia della nostra cultura, dalla filosofia al teatro, dalle arti figurative, alla poesia e al romanzo, fino agli infiniti intrecci della quotidianità, è una virtù ambigua, perché la verità, che essa afferma di servire, non sempre pare accordarsi con l'amore, con il bene, con il rispetto per gli altri e con il valore stesso della vita. Ma, in realtà, che cosa significa essere sinceri? Per un'antica e duratura tradizione di pensiero la sincerità appare come la virtù morale che prescrive il rapporto dell'uomo con la verità nelle parole e nelle azioni. Tuttavia, nella storia delle idee, la sincerità acquista rilievo soprattutto con lo sviluppo moderno della soggettività e con l'accentuazione del ruolo dell'individuo in relazione al mondo e alla società. Essa, allora, è qualcosa di più che una semplice virtù morale. La sincerità è, infatti, il modo di essere dell'individuo, la via sentimentale e sociale con cui egli afferma la sua singolarità, la sua unicità, la sua autenticità.
Testo: A. N. Franco
Dipinto: Laura Tedeschi "Das blaue Mädchen"
Friday, 13 March 2009
Bigottismo e intolleranza
Le libertà personale e quella altrui non sono in contraddizione; esistono solo se coesistono insieme.........ecco la sfida della politica.
"Il mondo soffre per colpa dell'intolleranza e del bigottismo, e per l'errata convinzione che ogni azione energica sia lodevole anche se male indirizzata; mentre la nostra società moderna, così complessa, ha bisogno di riflettere con calma, di mettere in discussione i dogmi e di esaminare i più disparati punti di vista con grande larghezza di idee"
Beltrand Russell
Dipinto: "American Gothic" Grant Wood
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Thursday, 12 March 2009
L'espressionismo é colore che vibra
Si é portati a pensare che piú i colori sono vivaci e piú é allegro il quadro, niente di piú sbagliato.
Gli espressionisti attorno al 1910 hanno sfatato del tutto questo modo di vedere le cose, il cambiamento c'era giá stato con l'impressionismo che esprimeva la malinconia della luce con colori molto chiari e allegri, ma sempre delicati, mai violenti.
Gli espressionisti hanno dipinto la tristezza, la disperazione, la follia, la malattia, con colori vivacissimi e forti, usandoli come un pugno nell'occhio, un grido contro l'indifferenza. Altresí hanno dipinto ragazzine adolescenti (Fränzi e Marcella Fehrmann) sempre con colori forti, in modo malizioso, quasi seducente per un adulto, mettendo in evidenza la perversione dell'essere umano uomo o donna che sia.
Il mio percorso pittorico nasce impressionista, ho amato l'impressionismo grazie al mio mastro, mio padre, poi crescendo mi sono sempre piú entusiasmata per l'espressionismo, é stata una cosa naturale nel mio percorso artistico
avvicinarmi e accumunarmi a questi artisti.
Ecco alcuni stati d'animo: malinconia, tristezza, paura, espressi senza parole,
ma con colori e pennelli in profonda introspezione.
Opere di Laura Tedeschi:
La sfida
Smarrimento
Paura
Tristezza/Malinconia
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Wednesday, 11 March 2009
Tuesday, 10 March 2009
ILLUSTRAZINE COPERTINA DEL LIBRO "MAMMA"
É SEMPRE UN GRANDE ONORE,NONCHÉ SODDISFAZIONE, PER UN ARTISTA VEDERE
UNA PROPRIA OPERA SCELTA COME COPERTINA DI UN LIBRO.
IN QUESTI GIORNI E' USCITO
IL TERZO LIBRO ILLUSTRATO DA VINCENZO CANGIANO.
I PRIMI DUE ERONO POESIE DEL POETA NAPOLETANO
SILVESTRO SENTIERO.
QUEST'ULTIMO, USCITO AI PRIMI DI MARZO 2009,
PATROCINATO DAL COMUNE DI ROMA
E INTITOLATO "MAMMA" E' STATO SCRITTO
DA UNA PSICOLOGA, ED UNA PSICOTERAPISTA.
FOTO
COPERTINA DEL LIBRO.
ILLUSTRAZIONE VINCENZO CANGIANO 2009
Monday, 9 March 2009
La solitudine delle persone senza categorie
Ondate di compassione collettiva e in certo modo pilotata attraversano le nostre società. Non sono dirette verso singoli individui, ma verso intere categorie. Qualche esempio? I portatori di handicap, i malati di aids, i membri di minoranze tradizionalmente svantaggiate. Media e organizzazioni benefiche si mobilitano in loro soccorso, e qualche volta, per facilitarli, le leggi contravvengono persino al principio di uguaglianza. Sto pensando alla cosiddetta AFFIRMATIVE ACTION che negli Usa attribuisce un vantaggio preliminare, una sorta di superbonus, a chi chiede di essere assunto in una azienda o ammesso alla università, purché sia donna o appartenga a una minoranza etnica, per esempio gli afroamericani. Come è noto, negli ultimi tempi si è molto discusso intorno a questa forma di discriminazione nutrita di buone intenzioni, e la controversia è giunta sino alla Corte Suprema, che ne ha confermato la legittimità con cinque voti contro quattro. Ma non vorrei discutere di leggi, sebbene l'argomento sia interessante; mi interessano di più quei flussi emotivi di cui parlavo all'inizio: flussi che ci offrono occasioni di commozione a cui ci abbandoniamo volentieri. Si tratta di fenomeni positivi, ma nello stesso tempo mi ispirano un turbamento che cercherò di spiegare. Mettiamo che io non sia né una donna, né un nero, né un malato di Aids, né un handicappato; tuttavia, o per sfortuna o per mediocrità o per una inettitudine ad affrontare la vita che a volte è la conseguenza di qualità delicate che non trovano sbocchi, mi trovo senza lavoro, senza qualcuno che mi ami, senza prospettive. A chi ricorrere? Chi si presterà a fare da sponda al mio smarrimento, alla mia disperazione? La mia impressione è questa: anche nell'economia della compassione e dell'aiuto, come in molti altri ambiti, chi non appartiene a una qualche categoria riconosciuta non è mai stato solo come oggi.
Dipinto: Laura Tedeschi "Riflessioni"
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Sunday, 8 March 2009
Opera realizzata da Ricraee su cristallo dal mio dipinto "Mattina"
Opera realizzata con il mio dipinto da Ricraee, ditta specialista in questa realizzazione brevettata con il cristallo, alla quale io ho ceduti i diritti di riproduzione di questa specifica opera "Mattina", in cristallo base Silver-Ricraee a tutta parete.
www.ricraee.it
Materiale e Lavorazione brevettati.
Saturday, 7 March 2009
L'autoritratto
"L’autoritratto ripercorre e rispecchia le tappe della formazione dell’Io, portando in superficie e rielaborando le ansie correlate al senso della nostra identità. In tal modo si configura come un racconto autobiografico, una confessione, una interrogazione, un gioco speculare in cui si prende coscienza della dimensione fisiognomica del proprio io e di un’immagine corporea non sempre coincidente con quella mentale, un’occasione per evidenziare la fragilità del concetto del sé rispetto ai correnti meccanismi di identificazione.
Esso diviene così una esplorazione del privato e dei sentimenti attraverso la corporeità, ciò che fa scrivere a Frida Kahlo: “Dal momento che i miei soggetti sono sempre stati le mie sensazioni, i miei stati mentali e le reazioni profonde che la vita è andata producendo in me, ho di frequente oggettivato tutto questo in immagini di me stessa, che erano la cosa più sincera e reale che io potessi fare per esprimere ciò che sentivo dentro e fuori di me”.
Scrive Antonio Natali in occasione della mostra sulla ‘Collezione d’autoritratti di Raimondo Rezzonico’ (Genova, 2006) : “L’artista sceglie se stesso come modello; e ritraendosi accetta il gioco analitico che ognuno, con diversi gradi di competenza, praticherà sulla sua carne viva. La postura del corpo, lo scatto del volto, i lampi degli occhi, l’attitudine affettiva, il corredo d’oggetti: tutto sarà della sua effigie passato al vaglio. E l’esercizio d’una lettura introspettiva godrà di mille varianti, venendosi in esso a sommare le peculiarità psicologiche dell’artista e quelle dell’esegeta”.
Ed è la propria carne viva, dilaniata e sanguinante, smembrata con autodistruttivo furore che ci mostrano Lucian Freud, Egon Schiele, Oscar Kokoschka, Francis Bacon, Maurice de Vlaminck, Edvard Munch, Antonio Ligabue, è la propria carne viva, freddamente sezionata con lucida autocoscienza come su un tavolo anatomico".
Vilma Torselli
Dipinto: Laura Tedeschi
"Autoritratto in penombra"
Olio su tela
50x70
2009
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Friday, 6 March 2009
Letteratura, arte e cultura non sempre migliorano le persone
La letteratura, l'arte, la cultura non migliorano, per principio, le persone. Dobbiamo saperlo, altrimenti con la cultura avremo solo un rapporto snobistico, un rapporto di sudditanza che è solo un modo per apparire meglio in società, per forzare con quel brillante grimaldello la nostra accettazione.
Chi pensa di essere migliore di un altro solo per una citazione raffinata è un povero cristo. So, forse temo, di essere moralista, ma quel rapporto con la cultura non lo tollero.
Dipinto: Laura Tedeschi "La pausa"
Wednesday, 4 March 2009
Tuesday, 3 March 2009
Morte del lusso
Un oggetto di lusso non é legato al prezzo, ma all'amore e alla cura con cui é stato creato.
"Saranno le comunicazioni di massa, sarà la produzione di serie, sarà l'attuale globalizzazione estetica. Fatto sta che la raffinatezza, l'anticonformismo, l'originalità, difficilmente si alleano al lusso, che sempre di più si allontana dalla vera arte per decadere a equivalente di ricchezza sfacciata, nouveaurichisme, sguaiatezza di magnati analfabeti.
Una sensazione prossima alla nausea accompagna questo genere di eccessi: barboncini tosati e imparrucati come una dama del Settecento, con collari di platino e diamanti. Divani tappezzati in zebra e leopardo. Abiti in tessuto maculato, ..
Quello che un tempo era stato un lusso è diventato spesso una banale esperienza quotidiana. Forse per una democratizzazione accellerata? Un miglioramento "materiale" a cui non corrisponde un equivalente miglioramento culturale.
Evidentemente la massificazione, la globalizzazione non possono che uccidere il lusso. Sarà troppo lusso? Diceva mia nonna quando le portavo un mazzo di fiori per la sua festa.
Non è certo un vero lusso il viaggio alle Seychelles, vestire Armani o la griffe di Gucci.
Il conformismo di queste pratiche costituisce l'antilusso, anche se molti degli adepti non se ne sono ancora resi conto.
Ebbene, proprio qui sta l'equivoco: non è il lusso che cercano questi adepti alle microtorture, ma l'adesione alletica del clan, che in fondo, è l'opposto del lusso. Perché il vero lusso dovrebbe esprimersi nella opposizione alla serialità, al conformismo, a tutto ciò che è massificato e ripetuto. Ma questa sacrosanta opposizione, purtroppo, risulta quasi inesistente e forse non può più appartenere alla nostra società democratica".
Opera: Laura Tedeschi "Gemme di primavera"
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Sunday, 1 March 2009
A che cosa servono i sogni?
A volte l'addentrarsi nei sogni ha un carattere quasi di illuminazione: non siamo noi ad aprire la porta, ma è lei che si spalanca improvvisamente per farci entrare in un universo in cui troviamo quello che ci interessa profondamente. Sognare per fuggire da una realtà opprimente va limitato a piccole dosi, anche se tutti lo facciamo. Ma la forza del sogno è quella di impratichirci con pensieri e visioni che non hanno diritto di cittadinanza entro i limitati e claustrofobici confini della ragione utilitaria.
Non si sogna insomma per fuggire dalla realtà, ma per rientrarvi meglio attrezzati e con più determinazione.
Dipinto: Laura Tedeschi "Sogni"
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